Con questo secondo capitolo proseguo la sezione dedicata alla catalogazione del cliente che viene identificato per come arriva, dove si siede e cosa mangia.
Metti una città grande, colma di metropolitane, una città di finanza, una città della finanza e ci metti dentro un po' di gente e poi via via cominci a vederla 'sta gente e diventano subito dei personaggi e devi dare loro da mangiare e diventano d'un colpo clienti.
Iniziamo: il cliente signorone (sesso maschile)
Al tavolo d'angolo del ristorante già l'aspettano i suoi collaboratori che intanto si sono levati la giacca gessata e stanno tutti in manica di camicia e con le tiracche scure. Un po' di pancia tutti, che di abitudine sono sempre seduti, e hanno passato i quaranta e non sono splendidi quarantenni questi, sono stanchi e avvizziti, eppure hanno denti bianchi sfavvillanti. Tirano fuori il portasigari e lo appoggiano sul tavolo che sanno che non possono fumare ma è giusto per far vedere che fumano il sigaro. I camerieri si stanno già spaventando. Il sigaro nel linguaggio maschile è come la pistola. Metti tu una pistola sul tavolo. Guai solo guai. Iniziano pertanto un'attività frenetica intorno al tavolo non richiesta. In un batter d'occhio portano acqua, pane e anche il portacenere, poi lo ritirano che nei locali non si può fumare, ma intanto la mossa l'hanno fatta per far capire che loro il permesso glielo darebbero pure, ma si sa com'è la legge. Impedisce di fare una qualsiasi vera voglia da vero maschio. Avvisano nervosamente la brigata in cucina che i signori sono arrivati. La cheffa tranquilla alza il sopracciglio e continua a fare la linea che tanto anche se sono arrivati i signori a lei non cambia nulla. Clienti sono e clienti rimangono. Arriva lui. Non trafelato, ma passo veloce e svelto. In genere alto, pelato, con la pappagorgia e la pancetta, lo sguardo vigile squalesco quanto basta. Si alzano tutti e gli battono sulla spalla, ridenti e felici. Insomma quasi amici. Poi si risiedono e pure lui inizia a levarsi la giacca, a mettere il portasigari sul tavolo, a rimboccarsi le maniche di camicia che fa tanto gesto da vero lavoratore. Comincia a parlare in un silenzio religioso. Parla di azioni, di levazioni, di borsa e borsette, di banche e di banchieri, di piani di fusione e di...il cameriere porta il menù ma lui con la mano grassoccia fa cenno di no che lui vuole solo un antipastino veloce. Il cameriere lo guarda interdetto. Allora con fare saputo signorone ordina:
Mi chiami lo chef, con i 64 denti bianchi ben in vista sorride agli altri che assentono sempre e continuano a ad accarezzare il portasigari
Signore non c'è più, abbiamo una cuoca, quasi un singulto
Una donna? supremo stupore. Si rivolge allibito agli altri che corrugano subito la fronte e adesso tutti guardano il cameriere come se fosse una sgradevolezza impegnativa
Ecco sì, il cameriere inizia a tremare
Me la faccia vedere, comanda alzando la mano grassoccia
Il cameriere corre trafelato in cucina ordina con voce stentorea: il signore ti vuole vedere
Perché? la cheffa lo osserva con sospetto
Vieni fuori subito e piantala di rompere i coglioni, risponde il cameriere livido a bassa voce e a denti stretti
La cheffa inalbera un sorriso falsissimo ed esce voleggiando tra i tavoli e si avvicina e vedendo la marea di sigari buttati sul tavolo ha un momento di stupore per quel selvaggio esibizionismo ma si trattiene e decide di continuare a sorridere.
Buongiorno a tutti voi, posso aiutarvi? consigliarvi? inclina deliziosamente il collo con fare po' faceto e femminile, che lo sa da sempre che con una banda di maschioni bisogna essere carine e dolci.
Lui: E' lei che cucina?
Beata risponde: Sì, metto a volte anche il veleno, ma non si preoccupi non ne morirà di certo, sta per sbattere adiritture le ciglia e a stento si trattiene.
Sorride adesso in modo sincero, si sta divertendo e lo fa intendere con malizia e crudeltà
Tutti scoppiano a ridere e incredibile lui sghignazza.
Ahahah simpatica, una cuoca simpatica, voglio un antipistino veloce, riesce a farmelo?
Ci tenterò ma se non le piace lo lasci e me lo rimandi indietro, risponde la cheffa quasiquasi languida
Ci può giurare che se non mi piace lo rimando indietro e neanche glielo pago, sghignazza lui e guarda gli altri che immediatamente prorompono in alte risatone.
Signorone e cheffa si traffiggono sempre sorridendo comprendendo che sono entrati diretti nell'arena del massacro.
La cheffa facendo finta di essere lieta rientra in cucina, odiandolo di tutto cuore imbastisce un antipastino (inoinoino, un piatto con milioni di calorie buttate con somma precisione ed estremo garbo estetico) con accanto una piccola insalata nizzarda scomposta.
Lui sbrana il tutto con pochissima eleganza e richiama il cameriere.
Mi richiami la cuoca
Un flashback per la cheffa che ritorna in sala sorridendo allegra (ma ha il kalashnikov in mano e la tanica di benza nell'altra) e si avvicina la tavolo dove i piatti sono tutti vuoti, loro stanno in panciolle accarezzanti il sigaro e il signorone ha in mano il bicchiere di acqua (vino a pranzo mai che bisogna stare lucidi sempre) con cui beve e accenna con lo stesso al piatto sottostante:
Era buono, quindi lei sa far da mangiare
La cheffa inclina deliziosamente la testolina
Oh che gentile!!! la ringrazio, sa mi ha insegnato mia nonna!!!! falsissima con vocina dolcissima
Lui adesso annuisce soddisfatto:
Mi pareva, si vede e si sente, altri sapori quando cucina una donna.
Vuole un dolce preparato dalle mie manine d'oro? (ti uccido qui e subito)
Lui ride inorgogliosito dalla sfacciataggine della cheffa
Cosa mi dà?
(una frustata sul tuo culone) Una crostata di mele, la ricetta è sempre della mia nonna, sorridendo ammiccante
Gli altri lo guardano sorpresi e invidiosi da questo subitaneo attacco di simpatia da parte del signorone per la cheffa, perché notoriamente è conosciuto per essere uno stronzo fatto e finito. Quasiquasi a questo tavolo e in questo ristorante signorone sembra un umano. La cheffa si rivolge agli altri pezzenti e li guarda dolcemente: volete anche voi una fetta?
Tutti prontamente accettano.
Mangiata la torta in un nanosecondo (che lui non mangia: spazzola e divora, aspira ed evapora) signorone tronfio finito il pranzo si alza e si avvicina alla cheffa che lo saluta e gli porge in un momento di totale e assoluta assenza d'emozione con grazia la mano. Gliela stringe virilmente e lui si guarda la mano sorpreso, sembrava tanto fragile e invece cazzo forse è lesbica.
Signorone lascia una generosa mancia e si ripropone di passare con la moglie e prenota il tavolo per la sera dopo, così la moglie gli saprà dire se la cuoca (mica è uno chef, ha imparato dalla nonna questa qui!) è lesbica o no, perché bravissima a carpire i segreti delle altre e a suggerire comportamenti da seguire in eventuali futuri incontri. La moglie è brava a capire tutto l'esterno. L'amante invece tutto il suo interno. Peccato che non si possa avere tutto nella stessa casa, pensa infastidito signorone. Il mondo è solo un rapporto di forza e bisogna stare dove la forza è precisamente bilanciata nel punto proprio.
La cheffa sorride dolce e continua a stringere magnanimamente la mano a tutti gli altri e li saluta con spregevole amorevolezza, mentre se ne vanno li sente sussurrare: brava, proprio brava.
Sempre sorridendo la cheffa si dirige in cucina: A uccidervi tutti sì.
Etichette: L'unico cliente