Zeitgeist
Parlo per me perché mi rendo conto di quanto mi sia difficile e doloroso far morire anche solo una pianta. Ho ucciso galline, conigli, lucertole per non parlare di rane. Continuo a uccidere zanzare, scarafaggi, mosche e chissà perché non faccio fuori ragni e scorpioni, e devo dire che ho un po' di rammarico ad ammazzar formiche. Quest'ultime uccisioni comunque non mi gettano nello sconforto e men che mai nella colpa cosmica del delitto. Non so spiegarlo ma per le piante ci sto un po' più male, forse perché sto dietro ad accudirle e mi costano fatica. Ma della vita degli insetti poco m'importa e faccio che uccido senza colpa e senza morbosità.
Non so se sarei capace di staccare la spina a mia figlia se mai le dovesse accadere che rimanesse assoggettata alle macchine per anni. In-naturalmente. Una cosa così ho tentato di spiegarla agli indiani che m'hanno guardato sconvolti e stravolti: come dire un fatto così qui è inconcepibile. La morte è uguale alla vita. Ha un suo senso intimo e grandioso. Le macchine non sono ammesse, la scienza si tira indietro, qui non ci sono così tanti soldi.
Forse passati 17 anni riuscirei a farlo. Ma non lo so davvero. Forse lo farei in virtù che non potrei stare per così tanto e così a lungo sospesa nella disperante sensazione di sbriciolamento della speranza. Forse lo farei molto prima perché tutto ha un costo e non riuscirei a starci dietro e dentro. Forse e parlo per me.
Così di tutta la vicenda Englaro (ma quanti altri casi simili di cui nulla si sa e di cui tutti ipocritamente tacciamo?), della sua vita (vegetale) del terrificante casino fatto, detto, urlato e conclamato sulla e della morte, qui e ora, a me non resta che la rimembranza di quello che ho letto sui vari blog e visto su iutiubb. Mentre il silenzio sale io invece adesso vorrei parlarne.
A spiegarla bene ci sarebbe da farci un trattato. So di per certo che di trattati sull'argomento ne sono stati scritti. Ci sono dei tempi o il tempo che ti attraversa e tu non riesci neanche a vederne la forma per non parlare dei contenuti. E' il tempo materiale diverso dal tempo spirituale e sta di fatto che esistono zone estreme tra i tempi e in quelle zone lì difficile che entri: la pazzia, la malattia grave, la morte sospesa, il nulla. Di questi temi è inutile parlarne. Bisogna starci dentro e un'idea sussurrante di certo salta fuori.
Ma sul testamento biologico ho un'idea mia, precisa. Non so se sia l'idea della maggioranza e manco mi frega un cazzo della maggioranza, si sta parlando di una cosa così intima e privata che è la morte mia, che il mondo proprio non ci deve entrare in quella stanza lì. Non ultimo lo Stato e la Legge. E siccome stiamo parlando solo della mia sfera intima bisognerebbe capire con molta sincerità se gli altri fuori da me abbiano rispetto o meno del senso della mia di morte e del senso che io do alla mia di vita. Se bisogna avere rispetto del mio testamento biologico o meno. Allora la Legge ci deve entrare affinché io non abbia da rimanere sospesa nel nulla mentre fuori gli strilloni abbaiano. Perciò voglio avere uno, cento, mille casi Englaro.
Per non giungere ad ascoltare fino alla fine la banalità e la superficialità estrema a cui arriva il male. Per non vedere la morbosità dei media scuotere i palinsesti perché nessuno sa veramente un cazzo della zona oscura. (Sebbene un po' l'avevamo intravisto nei lager. Ma sai com'è: riusciamo sempre a superarci).
Voglio che si ragioni a mente fredda. Voglio che si trovino delle soluzioni possibilmente rispettose del proprio volere o non volere nell'andare incontro alla propria fine. In modo dignitoso o meno. Ma bisognerebbe permettere ad ognuno il rispetto della scelta propria e altrui. Voglio che il mio testamento biologico abbia un valido valore giuridico, e la Legge quindi avrebbe un senso, vero e preciso, perché mi sosterrebbe e mi proteggerrebbe. E' questo che deve fare il mio Stato, mi deve stare vicino quando più sono indifesa dando l'aiuto ai miei famigliari che ne avranno di sicuro bisogno.
Se per caso passa una diversa e altra legge, lontano da tutto questo, me ne sto in esilio forzato, che questo Stato non mi rappresenta, non mi aiuta e reprime in modo assolutistico le decisioni della mia vita intima.
Qui la sublime chiarezza di Idillio e qui il discorso di Veronesi per il riassunto dei vostri giorni schiamazzanti.
E ancora: su tutta la tragedia di un partito che sta morendo quasi fosse un'altra metafora dell'oscuro Zeitgeist che si sta abbattendo sulla mia terra, mi viene da scrivere dovere. Bisogna avere il dovere di pensare a quello che stiamo facendo e dove vogliamo andare nel futuro. Se vogliamo stare sulla panchina ad aspettare il prossimo treno che non si sa se arriverà mai, perché magari l'hanno anche sopresso e nessuno c'ha avvisato, oppure se vogliamo prendere le nostre borsette, disfarle e rifarle per rimmetterci di nuovo in viaggio. A farci del male ci stiamo provando da troppo tempo. Sarebbe ora che ci volessimo un minimo di bene. Sarebbe ora di metterci lì e fare un bel programma con pochi punti, (me ne bastano cinque, uno all'anno va bene) ma che siano balzi in avanti e non 10 indietro. Programmi con priorità vere. Basta stronzate. Con un capo carismatico vero perché basta grandi lider.
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