che dire a quelli che non sanno?
Catone il Vecchio si lamentava sempre del peggioramento dei costumi, in Senato andava vestito con una logora tunica e malediceva il lusso e la stravaganza, io me lo sono sempre immaginato borbottare: non c'è più religione. Mia nonna a dire il vero sta frase non l'ha mai detta e sbruffava molto quando la sentiva uscire dalla bocca delle sue coetanee. Uno dovrebbe sempre pensare che se il mondo va avanti e se non riesce a starci dietro, non dovrebbe mai prendersela con il mondo, semmai con se stesso. Credo esista la memorizzazione di ricordi sbagliati: dare un'immagine idilliaca al passato quando in realtà si stava ben peggio. Vorrei vedere tutta sta gente senza il cellulare, senza il computer, senza la macchina rumorosissima, senza la qualsiasi ma non in Tibet qui e adesso, nelle nostre città, mica a Samarcanda. Quindi quando leggo su altri blog che Veronesi (Sandro, lo scrittore, uno che altro fa nella vita e non sta nelle cucine) che illo dicevo si è stufato dei piatti quadrati, ovoidali e vuole il piatto tondo ho un sottile moto di fastidio.
Ah come lo capisco! Approvo alcune cose e altre mi infastidicono del mondo che mi circonda. Ma penso che la cucina, l'ultima ruota del carro e l'ultima approdata al circo mediatico, stia rivoluzionando alcuni sui stilemi (stile-mi), tra cui il supporto. E' come parlare di arte contemporanea. Differenze tra Michelangelo e Pomodoro io le vedo bene. Vedo e capisco che vi sono come 5 secoli di differenza e di storia(con la S maiuscola) che passa e trapassa i due scultori. A me pare che inneggiare al mondo antico o com'erano buone le cose della nonna e via dicendo non sia gran cosa. Mi ricordo (davvero e mica per finta) quanto fossero poco buone alcune cose da lei preparate, benchè altre fossero buonissime. Ma mi sovviene che se ritorno al sud le verdure continuano ad essere verdure che hanno un gusto preciso e definito mentre se sto a Milano no. Punto. E lo sappiamo che se vado a Tokyo i sushi hanno un sapore e qui un altro. Ma ritorno folgorata dall'immagine delle ceramiche e mi si aprono nuove prospettive. Ho una vaga idea che mettere in piazza i propri reconditi desideri oppure le proprie idiosincrasie non si afferri molto di quello che avviene intorno a noi. Se a casa di Veronesi trovo i piatti rotondi (quelli bianchi, grossi quelli da trattoria per intenderci) sarei ben contenta. Se lui esce e vuole i piatti come quelli di casa sua, che se li porti da casa e faccia come Marta Marzotto che si porta appresso le posate e mangia con quelle. Mi sembra poco opportuno rilasciare interviste sul piatto rotondo. Perché io leggo tra le righe la difficoltà estrema di stare dietro a un mondo in evoluzione. Evoluzione che a molti appare come un'involuzione per carità. Vorrà dire che a Veronesi gli regaleremo un Commodore 64. Magari lui scrive con il pennino e l'inchiostro. Per dire.
Etichette: De rerum culinaria
5 Comments:
io sottoscrivo in toto. dov'è che si firma?
Mi piace quello che scrivi, piccola cuoca, anch'io sottoscrivo.
Un'unica piccola eccezione: personalmente trovo che alcune "facilitazioni" moderne, non siano altro che "bisogni" imposti.In realtà si potrebbe vivere benissimo senza.
Se dovessi, però, fare un tuffo nel passato, so che mi porterei la lavatrice e il frigorifero.
E per dirla come te... per dire. :-)
io anche l'automobile
oloapmarchi
è abbastanza uno sport nazionale quello di criticare il presente guardando al passato...
o tempora o mores...
jeffhawk
Keep up the good work »
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