giugno 04, 2006

Sumochef: ultima puntata


L'amore folle dei giapponesi per l'addio non mi ha mai risparmiato. Siamo arrivati alla fine della collaborazione o consulenza o quella cosa lì che all'estero viene subito e ben pagata mentre in Italia bisogna armarsi di lanciafiamme e avvocati per ottenere un qualsiasi importo. Ho portato a bere i ragazzi della brigata in un bel posto fuori sulla terrazza che dà sul fiume e le lanterne lanciano strani segnali, mentre una luna galleggiante si specchia poderosa su acque veloci. Sul tardi ci hanno raggiunto il GM e sumochef, ovvio si detestano ma imperterriti continuano a far finta di amarsi e tra svariati giri di sorrisi di circostanza e di chiacchere amabili sulla variabilità del tempo lentamente scivolano sulla reciproca antipatia. Vai di brindisi, di saluti, di risate ubriache (che i giappo si ubriacano subitosubito e non reggono l'alcol e gli occhi diventano rossi e si mangiano le parole) e d' irrefranabili sghignazzate per un nonnulla. Mi chiedono l'impossibile sulla mia razza, sulla vita, sull'Italia, sulla mia differenza e finiscono sempre nel loro classico luogo comune: la loro diversità dell' essere giapponese. Vagli a spiegare che io non li ho mai trovati così pazzescamente unici e diversi. Anzi. Più viaggio e più mi sembra che l'umano essere ovunque si assomigli nella privatezza. Più ci si allontana e più ci si avvicina all'essenza della nostra straordinaria peculiarità. Alla fine siamo tutti diversi eppure siamo fatti della stessa drammatica pasta: sangue, viscere, dna. Mi metto cortese a spiegare tale concetto che in questi anni mi si è venuto formando nelle cervella e sumochef mi guarda corrugando il frontone. Afferma contrito che sì forse ho ragione, che la morte ci unisce tutti. Dico anche la malattia, la sofferenza, il dolore, la gioia, il sesso, insomma gli aspetti semplici senza entrare nel merito del semplicismo. Lui dice: sì ma la merda ha odori diversi. D'un botto si va ad aprire un lungo dibattito scatologico dove indistintamente partecipano tutti, anche i tavoli vicini talmente il tasso alcolico è elevato, si chiacchera di cibo e di come le intestina suppliscono alla nostra sovralimentazione, e di certo le merde hanno svariati colori e che comunque dipende dove sei, da cosa e quanto mangi. Si finisce col cantare e in ultimo mentre mi abbracciano e baciano con enorme trasporto, i ragazzi quasi si mettono a piangere. E pur' io ho la lacrimetta facilefacile e sto per andarmene da Kyoto e non so quando ritornerò e già sono preda di nostalgie infinite, di piatti meravigliosi che ho visto costruire, delle ceramiche che so non ritroverò al mio rientro e mi addolora anche non vedere più l'enorme stazza di sumochef. Mi siedo accanto a lui che ha uno sguardo triste e non ci diciamo niente e chiedo se ha voglia di bersi l'ultimo giro di sake. Annuisce distratto. Mi domanda quando ritornerò e gli dico che proprio non so. Sorridendo alza la minuscola coppa: kampai, shigata ga nai ne (alla salute non ci si può far nulla). Ci si lascia così e mi allontano mentre sumochef rimane sulla terrazza a bere con tutti gli altri. Me ne torno nella mia stanza a fare i bagagli. Mi aspetterà un lungo viaggio di rientro. So di certo che non è stato un lungo addio. Molto tristetriste con tante lacrime sprecate. Tipico dei giapponesi. Adorano il melodramma dagli addii strazianti e pensare che io non lo sopporto. Si piange troppo mentre la vita evapora immersa in salati lacrimoni.

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5 Comments:

Blogger goldwingchef said...

ciao piccola cuoca,spero che ci delizierai ancora con le tue storie così lontane ma così vicine(il mondo è tutto un paese come dicevano i nostri nonni)Al tuo rientro fammi sapere se ti vuoi fare uno spritz in compagnia

1:11 AM  
Anonymous Anonimo said...

Ah che peccato! Mi ero affezionato alle puntate di Sumochef :-)
Bellissima esperienza.
Ciao.
Frank

9:46 AM  
Anonymous Anonimo said...

bentornata e continua pure a deliziarci....


Anna_AR

5:24 PM  
Blogger Tacoyaki said...

Gina sono io!!! vienimi a trovare ma non dire chi sono hehehehe.

3:53 AM  
Anonymous Anonimo said...

a me è piaciuto molto questo addio:)

2:09 PM  

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