febbraio 20, 2006

il manifestone della piccolacuoca: il vecchio decalogo della nuova cucina




1. Chef si nasce e non si diventa. Non serve studiare. La conoscenza è interiore. La creatività pure. Lo chef non cucina. Mai. Lo chef crea. Sempre.
2. La cucina è lo spazio dove si cucina ed è il mondo dello chef. Bisogna saper creare per entrare in cucina.
3. Anche saper fare bene la spesa. Lo chef bravo è colui che con 100 euri riesce a far mangiare 200 persone. Ma dev’essere come Gesù alle nozze di Cana. La capacità di moltiplicare pani e pesci dev’essere connaturata in uno chef. La massima da seguire è ‘tanta resa zero spesa’.
4. I prodotti non sono importanti e il menù dev’essere ermetico. Si può usare un’arma magica: la poesia. Il cliente non deve immaginare, sospettare e lontanamente sognare cosa mangerà. Il cliente è quella persona che si siede al tavolo del ristorante e che dev’essere preso per i fondelli. Sempre. Perché il cliente è stupido. Lo chef invece è un genio.
5. Lo chef deve sapere di chimica, biologia, agricoltura e fisica, deve avere la scienza infusa. Deve altresì conoscere tutte le ricette di tutto il mondo. Tutti i sapori possono essere cambiati e trasformati per arrivare al prodotto finale che è la pietanza d’ora in poi detta creazione.
6. Il piatto è un supporto qualsiasi dove lo chef appoggia la sua creazione. La creazione deve essere bellissima, costruita, alta, elegante, sublime, buonissima. Sempre. Può essere copiata di sana pianta da altri chef e dev’essere venduta come propria affermando il falso e lo spergiuro. In un piatto devono essere presenti tutti i gusti: dolce, salato, amaro, piccante, agro, oleoso, profumato, colorato e pigmentato. Tutt'insieme. Sempre.
7. Per ottenere la creazione bisogna procurarsi molte sostanze psicotrope da offrire prima del pasto al cliente, in modo che quest’ultimo non capisca nulla e faccia confusione ma affermi che tutto è buonissimo. Sempre.
8. Lo chef ha la sua brigata che dev’essere affiatata e unita nell’adorazione per lo chef. Che può maltrattare, schiavizzare, insultare e percuotere tutti gli appartenenti alla brigata. Può altresì ricattare e violentare affinché la pietanza risulti essere come da immagine voluta dallo chef. Immagine che non viene spiegata. Mai. In cucina lo chef è Dio. Sempre.
9. Se lo chef apre un ristorante deve smazzettare: ispettori Asl affinché la cucina non segua nessuno dei criteri richiesti, impiegati e dirigenti del Comune affinché le pratiche possano avere un decorso rapido e veloce, i fornitori affinché portino i prodotti a prezzi migliori fottendoli agli altri chef.
10. In cucina lo chef dev’essere invidioso, geloso, cattivo, pettegolo, ruffiano, arrivista, bugiardo, narcisista, egocentrico, superbo e infido. In sala dev’essere affascinante, allegro, conviviale, generoso, umile e lavoratore. Davanti alle telecamere uguale come in sala. Con gli altri colleghi chef uguale come in sala. Lo chef non fa trasparire la sua vera natura. Mai.

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7 Comments:

Blogger Tulip said...

;-(
..però....
l'incontro con un tale chef deve essere una vera felicità....

5:36 PM  
Blogger goldwingchef said...

complimenti!!!!.sono sicura che non è quello che in realtà pensi tutti i santi giorni.tutti i santi giorni che suona la sveglia,e tu felicemente entri in cucina.Kiss.

12:52 AM  
Blogger Sandra said...

mamma mia!!!
come cattivik....:-)

7:09 PM  
Blogger m said...

e sai gli è bellino di chiasso!
[molto gustoso il decalogo, ndr]

11:00 PM  
Blogger RoVino said...

Sono ateo e sono convinto che il cibo degli chef fa male!!
:D
Roberto

9:58 AM  
Blogger cioccapiatti said...

non ho parole....MERAVIGLIOSO....

1:59 PM  
Anonymous Anonimo said...

sei perfettamente in sintonia con me piccola cuoca brava da neuro cuoco giramondo

6:19 PM  

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