1968. Pordenone. La marmellata di prugne.
S'era al finire dell'estate tra l'aria settembrina e il casolare con davanti una miriade di campi s'ergeva imponente e severo. C'erano cugini e cuginette che saltavano sul trattore 'ché si andava a far vendemmia. Gianni aveva il carisma d'essere il il cugino più vecchio e più matto e voleva guidarlo lui il trattore ma zio Enzo gli aveva dato uno scapellotto sulla nuca e lui zitto s'era messo sul carro tra tutti noi che avevamo abbassato gli occhi ben sapendo il perché. Difatti pochi giorni prima ne aveva combinato una delle sue. Aveva infilato il tubo del gas nel culo di un maiale nella porcilaia e aveva aperto a tutta manetta la bombola. Gli strilli del maiale s'erano sentiti a chilometri di distanza e Gianni era stato rincorso per altrettanti chilometri dal padre inferocito che lo voleva ammazzare di botte.
Noi tutti avevamo riso e riso a crepapelle come sempre ridono i bambini crudeli, divertiti da tanta meravigliosa cattiveria creativa, mentre assistevamo allegri alla morte del maiale e mentre lo zio urlando impropi e lanciando bestemmie, rincorreva Gianni tra i campi. Era stato alla fine preso ed era stato punito a non mangiare a tavola insieme a tutti noi mentre nonna Grazia a mezzodì preparava il pollame e la polenta e le verdure dell'orto. La lunga tavola era silenziosa mentre si mangiava affamati e poi s'iniziava a ridere e chiaccherare. Dopo però. L'atto del mangiare era immerso in un silenzio masticante religioso.
I giorni della vendemmia vedevano riuniti tutta la famiglia e tutti i cugini d'età variabile dai 4 ai 15 anni. Eravamo tutti simili, tutti con la stessa impronta genetica, tutti con l'amore spassionato di tirare giù i grappoli maturi di tocai e merlot, e quindi i grappoli delle vigne di cabernet. C'erano alla fine della vendemmia i grappoli buonissimi di clinto e uva fragola di cui i bimbi più piccoli si facevano gran scorpacciate con poi effetti devastanti sull'intestino. I cugini più grandi lo sapevano e avvisavano ma i piccoli golosi di certo non ascoltavano. Quelle vigne servivano a fare il fragolino e il clinto, che erano vini dolci, appropriati per le crostate e per gli strudel che nonna Grazia avaramente produceva.
Il trattore con il carro avanzava lento tra i filari e con le forbici si tagliava i grappoli che si buttavano con abile e strategica mossa nella cassetta di legno tra le gambe, i più capaci stavano in un equilibrio tenendo i piedi ai bordi della cassetta. Erano giorni non troppo caldi ma dopo un po' le braccia iniziavano a indolentirsi come pure le gambe a furia di stare in piedi e a furia d'allungarsi tra i rami più alti della vigna.
Si smetteva al calar del sole ma prima verso le cinque della sera veniva nonna Grazia a portare la merenda a noi bambini e ragazzini che eravamo quasi una scolaresca. Portava l'acqua e i panini con burro e marmellata. Ma non era una marmellata qualsiasi: era la sua marmellata di prugne. La marmellata era cotta con i raccolti delle prugne maturate dinnanzi al casolare dei due grandi prugni: alti, belli e maestosi producevano ogni anno una gran quantità di frutti. Nonna Grazia andava raccogliendo le prugne che venivano poi lavate, snocciolate e messe a cuocere in un gran pentolone con zucchero, limone e molte mele cotogne. Aveva un sapore leggermente acidulo, e il gusto di prugna saliva solo dopo aver addentato vari morsi. Ne eravamo tutti ghiotti e si addentava il panino ascoltando il frinire di cicale, il canto di grilli e il ronzio degli insetti e mentre il rumore del motore del trattore taceva, noi si masticava instancabili con la marmellata di prugne che scendeva tra le mani, e si passava altri minuti dopo leccandoci i palmi mentre nonna Grazia rideva di gusto vedendoci così presi a lambirci dita e mani. Era il finire dell'estate e si rimaneva fino a sera con le mani appiccicose e zuccherose che avevano il gusto di prugne e a volte mi capita di passare tra gli scaffali delle marmellate e mi succede di acquistarle ma sapete com'è: non sono quella marmellata e soprattutto non sento più la sua risata piena e divertita.
Adesso il casolare giace cadente in mezzo ai campi.
Noi tutti avevamo riso e riso a crepapelle come sempre ridono i bambini crudeli, divertiti da tanta meravigliosa cattiveria creativa, mentre assistevamo allegri alla morte del maiale e mentre lo zio urlando impropi e lanciando bestemmie, rincorreva Gianni tra i campi. Era stato alla fine preso ed era stato punito a non mangiare a tavola insieme a tutti noi mentre nonna Grazia a mezzodì preparava il pollame e la polenta e le verdure dell'orto. La lunga tavola era silenziosa mentre si mangiava affamati e poi s'iniziava a ridere e chiaccherare. Dopo però. L'atto del mangiare era immerso in un silenzio masticante religioso.
I giorni della vendemmia vedevano riuniti tutta la famiglia e tutti i cugini d'età variabile dai 4 ai 15 anni. Eravamo tutti simili, tutti con la stessa impronta genetica, tutti con l'amore spassionato di tirare giù i grappoli maturi di tocai e merlot, e quindi i grappoli delle vigne di cabernet. C'erano alla fine della vendemmia i grappoli buonissimi di clinto e uva fragola di cui i bimbi più piccoli si facevano gran scorpacciate con poi effetti devastanti sull'intestino. I cugini più grandi lo sapevano e avvisavano ma i piccoli golosi di certo non ascoltavano. Quelle vigne servivano a fare il fragolino e il clinto, che erano vini dolci, appropriati per le crostate e per gli strudel che nonna Grazia avaramente produceva.
Il trattore con il carro avanzava lento tra i filari e con le forbici si tagliava i grappoli che si buttavano con abile e strategica mossa nella cassetta di legno tra le gambe, i più capaci stavano in un equilibrio tenendo i piedi ai bordi della cassetta. Erano giorni non troppo caldi ma dopo un po' le braccia iniziavano a indolentirsi come pure le gambe a furia di stare in piedi e a furia d'allungarsi tra i rami più alti della vigna.
Si smetteva al calar del sole ma prima verso le cinque della sera veniva nonna Grazia a portare la merenda a noi bambini e ragazzini che eravamo quasi una scolaresca. Portava l'acqua e i panini con burro e marmellata. Ma non era una marmellata qualsiasi: era la sua marmellata di prugne. La marmellata era cotta con i raccolti delle prugne maturate dinnanzi al casolare dei due grandi prugni: alti, belli e maestosi producevano ogni anno una gran quantità di frutti. Nonna Grazia andava raccogliendo le prugne che venivano poi lavate, snocciolate e messe a cuocere in un gran pentolone con zucchero, limone e molte mele cotogne. Aveva un sapore leggermente acidulo, e il gusto di prugna saliva solo dopo aver addentato vari morsi. Ne eravamo tutti ghiotti e si addentava il panino ascoltando il frinire di cicale, il canto di grilli e il ronzio degli insetti e mentre il rumore del motore del trattore taceva, noi si masticava instancabili con la marmellata di prugne che scendeva tra le mani, e si passava altri minuti dopo leccandoci i palmi mentre nonna Grazia rideva di gusto vedendoci così presi a lambirci dita e mani. Era il finire dell'estate e si rimaneva fino a sera con le mani appiccicose e zuccherose che avevano il gusto di prugne e a volte mi capita di passare tra gli scaffali delle marmellate e mi succede di acquistarle ma sapete com'è: non sono quella marmellata e soprattutto non sento più la sua risata piena e divertita.
Adesso il casolare giace cadente in mezzo ai campi.
Etichette: Amarcord
10 Comments:
Esisterà da qualche parte ancora qualcosa del genere? Almeno noi possiamo ricordare e raccontare quei momenti.
La marmellata della nonna: quel pentolone in cui per ore cuoceva la marmellata di fichi e mele cotogne, o di frutta mista che il fruttivendolo vicino di bottega della nonna a fine giornata le vendeva a poche lire perchè oramai era troppo matura e che poi nonna usava per fare le sue straordinarie raviole! E noi bambini mangiavamo di gusto, senza preoccuparci certo del peso e della linea!
Bellissimo post, grazie!
Anch'io, c'ero, in quegli anni, da quelle parti. Un po' più a Est, a Rosazzo, e la marmellata era di fichi, le uve anche verduzzo e perfino picolìt. C'ero anche 18 anni fa alla vittoria dell'Inter (sul Napoli) e alla festa di domenica scorsa, non in cucina ma in gradinata, come si diceva allora. I "popolari" oggi tribuna arancio. Ma non c'ero al congresso dei piagnoni e non ci sarò a quello dei PD (e neammeno a quelli delle frattaglie). E il clinto lo trovo più acidulo che dolce. Però soprattuto indelebile, come la memoria di quegli anni!
Complimenti e mandi!
Ah che bel post!
Mi hai fatto riaffiorare immagine sfumate!
...i miei ricordi di vendemmia!
Solo che io avrà avuto circa tre anni, non ho il colore nitido dei tuoi ricordi!
Rivedo i badili verdi di plastica che raccoglievano i grappoli, ricordo il carretto che li trascinava tra i filari, ricordo come le mie gambe penzolavano e forse la luce un po' sbiadita che ritrovo in quelle foto degl'ultimi anni '60.
Quella vigna non c'è più, e la casa è stata frazionata.
ogni volta che leggo i tuoi post
mi dico:
1) se fai da mangiare come scrivi sei da stella michelin
2) perche' nn lo fai per lavoro(con tutti sti rottami di giornalisti scrittori che ci annoiano di continuo)
3) nn hai bisogno di fare delle fotografie
4) il primo ristorante che faro' a milano e' il tuo poi gli altri.
roberto
c'ero anche io in quegli anni........in toscana estate in collina da nonna Rosa. Mi raccontava novelle bellissime inventate da lei, faceva una marmellata di susine buonissima e con lo stesso odore di quella della tua nonna. .......poter tornare solo un pomeriggio lì, ma che dico solo un ora, solo un attimo.
durante questo fine settimana i miei bambini sono stati dai nonni in campagna; mi sono venute le lacrime dal ridere, e anche un po' di brividi horror, al racconto di mio figlio grande che, armato di battipanni, cercava di far passare alcune galline dalle maglie di una larga rete metallica, imitandone i versi.
Non andrei a vivere mai in campagna, ma per i bambini, la vendemmia, la vita con gli animali domestici, il contatto con l'orto e la terra sono una benedizione, e i tuoi ricordi, come i miei, me lo confermano! che belli questi post amarcord, saluti grati cat
ciao!!
innanzitutto complimenti davvero per il blog!! bello e originale!!
...sono capitata qui per caso...e sto lasciando un commento nn sapendo nemmeno se posso farlo....ci provo.
stavo facendo una ricerca su google sul film marie antoinette e mi sei capitata tu....
ti spiego. conosco solo 2 persone a cui è piaciuto questo film e una delle 2 sono io...
sono alla ricerca di altre persone ke la pensino come me...così x vedere se per caso sono io ke nn ci capisco un tubo di cinema e sono l'unica a cui questo film è piaciuto da morire.
avrei voluto lasciarti un commento nel post dedicato al film, ma è datato a novembre, quindi ho pensato di scrivere qui.
io sono innamorata di maria antonietta...il film, si intenda.
è uan visione nuova ke mi ha affascinata un casino.
la musica, le scarpe(tra l'altro hai notato le all star in mezzo a tutte quelle belle scarpette??), i dolci, i colori, gli attori e la regia...tutto.
nn so, lo adoro.
sono contenta di trovare qualcuno a cui sia piaciuto...e dato ke sono passata di qui a curiosare mi sembrava giusto lasciarti almeno un segno del mio passaggio!!
ciao ciao e scusa l'intrusione...
Li
bellissimo questo
pensa tu, io in quell'anno stavo in collegio mentre fuori spuntava il casino.
grazie del bellissimo post.
eric
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