Confidenzialmente
Io e Titti ci troviamo quasi ogni anno e si fa il punto della situazione. Titti ha gli occhi color del cielo dopo una giornata di tempesta estiva, quando d'un tratto spunta il sole e quel colore lì ti abbacina. E quel celeste pieno e intenso non l'ho visto portare da nessun altro se non da Titti.
Confidenzialmente: Titti fa un bel mestiere. Gira il mondo e guarda i film e li sceglie.
Insomma ci conosciamo quasi da una vita, da Venezia dell'Università. Ci vogliamo bene e l'anno scorso ci siamo incontrate casualmente a Hong Kong. Lei per il cinema e io per la cucina. Insomma ci si vede a Hong Kong e siamo state nello stesso albergo e abbiamo parlato, parlato e parlato dopo un paio d'anni che non ci si vedeva. Aveva ragione nonna a dire che il mondo è piccolo e certe anime si incontrano prima o poi. Anche dopo tempo, anche dopo giorni o anni e ti sembra che non sia passato niente. C'era Tony lo chef del Vabene di Hong Kong che c'aveva preparato un pranzo meraviglioso.
Quest'anno a Milano l'ho portata da Nicola e davanti a tre bellissime portate, ci siamo confidate. Ci accumunano la musica, le impressioni, l'estetica, il mood lunare, la ricerca, gli anni giovanili e la coscenza della differenza. Quella cosa che da giovane ti fa soffrire perchè vorresti essere come gli altri e sei sempre fuori posto comunque e dovunque. Ovvio, con gli anni accetti il fatto di stare fuori posto. Di non essere mai veramente a tuo agio nei panni di nessuno neanche nei tuoi. E nel fatto che anche se viaggi tanto ti sembra di aver già visto troppo e quel troppo ti fa sempre male al cuore. Accade che fortunosamente il tempo t'insegni a vivere con dignità tale sofferenza. Altrimenti nessuno di noi sarebbe sopravvissuto.
Ci siamo viste e raccontate: lei non avendo figli mi diceva di quel senso di sentirsi ancora una ragazza scatenata.
Confidenzialmente: le ho fatto notare che no, che non è così vero, che ormai non stiamo più sotto il palco a pogare e e calarci le paste e strafarci. Insomma non c'abbiamo più l'età. Non ce n'è. Magari ascoltiamo delle musiche che ci portiamo dentro che sono le musiche con cui ci siamo formate, quei suoni che sono una seconda pelle. Perché risuonano dei ritmi e dei versi delle nostre ossessive paure e dei nostri ricorrenti incubi. Ci conviviamo e si potrebbe quasi aggiungere: serenamente. Ma nessuno di noi è più una ragazza scatenata.
Confidenzialmente: ho aggiunto'per fortuna sai che schifo di patetiche donne saremmo?'
Il trascorrere del tempo mi piace e mi piacciono i segni lasciati sui corpi e sulle cose. In giapponese si dice: wabi-sabi. E' quella cosa della patina del tempo che sai che prima c'è stato qualcuno, intuisci l'importanza di quella vita lì e che ora giace polverosa accanto a te. Vite passate che diventerà la tua vita futura.
Confidenzialmente: e ci siamo ribadite che in verità siamo sull'orlo dell'incazzatura cosmica per la totale immancabile disuguaglianza civile e economica del/sul lavoro rispetto a tanti uomini che conosciamo. Come se a metà vita, noi (soprattutto quelle che del precariato diffuso, soffuso, ingerito e digerito, del malessere esistenziale come condizione del vivere 'bene') non avessimo raggiunto nessun status sociale. Seppur preparate, brave, seppur professionalmente avanzate, seppur impegnate, seppur lavorativamente delle stakanoviste, ecco tutto ciò in questa terra non ci viene riconosciuto. Non qui e non in Italia.
Allora si diceva: dobbiamo andarcene, ma dove? Fare qualcosa di serio ma altrove. Dove?
Confidenzialmente: in una terra più giovane. Questa è una terra lenta, conservativa e vegetativa. Solo il 17% demografico è forza giovanile. Significa NON poter fare nulla di socialmente innovativo.
Io e Titti ci troviamo stranamente sempre quando stiamo per decidere che è arrivato il momento di cambiare. Siamo grandi abbastanza per affrontare il mondo. Siamo ingenue abbastanza per trovare entusiasmo e chiarezza nelle novità. Siamo scafate abbastanza per non perdere tempo dietro le cazzate.
Quando ci siamo lasciate sui binari della stazione ho pensato che dobbiamo far qualcosa. Titti deve fare qualcosa e anch'io. E ci siamo dette: keep in touch.
Che il tocco sia lieve ma importante.
Confidenzialmente: che poi la vita è strana. Cambia d'improvviso davanti a un bancone di un bar. Noi lo sappiamo che cambiare è sempre violento. Mica per dire. Sul serio.
Confidenzialmente: Titti fa un bel mestiere. Gira il mondo e guarda i film e li sceglie.
Insomma ci conosciamo quasi da una vita, da Venezia dell'Università. Ci vogliamo bene e l'anno scorso ci siamo incontrate casualmente a Hong Kong. Lei per il cinema e io per la cucina. Insomma ci si vede a Hong Kong e siamo state nello stesso albergo e abbiamo parlato, parlato e parlato dopo un paio d'anni che non ci si vedeva. Aveva ragione nonna a dire che il mondo è piccolo e certe anime si incontrano prima o poi. Anche dopo tempo, anche dopo giorni o anni e ti sembra che non sia passato niente. C'era Tony lo chef del Vabene di Hong Kong che c'aveva preparato un pranzo meraviglioso.
Quest'anno a Milano l'ho portata da Nicola e davanti a tre bellissime portate, ci siamo confidate. Ci accumunano la musica, le impressioni, l'estetica, il mood lunare, la ricerca, gli anni giovanili e la coscenza della differenza. Quella cosa che da giovane ti fa soffrire perchè vorresti essere come gli altri e sei sempre fuori posto comunque e dovunque. Ovvio, con gli anni accetti il fatto di stare fuori posto. Di non essere mai veramente a tuo agio nei panni di nessuno neanche nei tuoi. E nel fatto che anche se viaggi tanto ti sembra di aver già visto troppo e quel troppo ti fa sempre male al cuore. Accade che fortunosamente il tempo t'insegni a vivere con dignità tale sofferenza. Altrimenti nessuno di noi sarebbe sopravvissuto.
Ci siamo viste e raccontate: lei non avendo figli mi diceva di quel senso di sentirsi ancora una ragazza scatenata.
Confidenzialmente: le ho fatto notare che no, che non è così vero, che ormai non stiamo più sotto il palco a pogare e e calarci le paste e strafarci. Insomma non c'abbiamo più l'età. Non ce n'è. Magari ascoltiamo delle musiche che ci portiamo dentro che sono le musiche con cui ci siamo formate, quei suoni che sono una seconda pelle. Perché risuonano dei ritmi e dei versi delle nostre ossessive paure e dei nostri ricorrenti incubi. Ci conviviamo e si potrebbe quasi aggiungere: serenamente. Ma nessuno di noi è più una ragazza scatenata.
Confidenzialmente: ho aggiunto'per fortuna sai che schifo di patetiche donne saremmo?'
Il trascorrere del tempo mi piace e mi piacciono i segni lasciati sui corpi e sulle cose. In giapponese si dice: wabi-sabi. E' quella cosa della patina del tempo che sai che prima c'è stato qualcuno, intuisci l'importanza di quella vita lì e che ora giace polverosa accanto a te. Vite passate che diventerà la tua vita futura.
Confidenzialmente: e ci siamo ribadite che in verità siamo sull'orlo dell'incazzatura cosmica per la totale immancabile disuguaglianza civile e economica del/sul lavoro rispetto a tanti uomini che conosciamo. Come se a metà vita, noi (soprattutto quelle che del precariato diffuso, soffuso, ingerito e digerito, del malessere esistenziale come condizione del vivere 'bene') non avessimo raggiunto nessun status sociale. Seppur preparate, brave, seppur professionalmente avanzate, seppur impegnate, seppur lavorativamente delle stakanoviste, ecco tutto ciò in questa terra non ci viene riconosciuto. Non qui e non in Italia.
Allora si diceva: dobbiamo andarcene, ma dove? Fare qualcosa di serio ma altrove. Dove?
Confidenzialmente: in una terra più giovane. Questa è una terra lenta, conservativa e vegetativa. Solo il 17% demografico è forza giovanile. Significa NON poter fare nulla di socialmente innovativo.
Io e Titti ci troviamo stranamente sempre quando stiamo per decidere che è arrivato il momento di cambiare. Siamo grandi abbastanza per affrontare il mondo. Siamo ingenue abbastanza per trovare entusiasmo e chiarezza nelle novità. Siamo scafate abbastanza per non perdere tempo dietro le cazzate.
Quando ci siamo lasciate sui binari della stazione ho pensato che dobbiamo far qualcosa. Titti deve fare qualcosa e anch'io. E ci siamo dette: keep in touch.
Che il tocco sia lieve ma importante.
Confidenzialmente: che poi la vita è strana. Cambia d'improvviso davanti a un bancone di un bar. Noi lo sappiamo che cambiare è sempre violento. Mica per dire. Sul serio.
Etichette: Il mio ombelico
6 Comments:
Cara Piccola. Mi segui da sempre e sai quante volte ho cambiato, e sarei capace di cambiare ancora, ma non credo che sia un discorso di paesi più giovani o più vecchi.
E' la "linfa vitale" (in oriente devono avere un qualche concetto più preciso)che scorre dentro quei paesi. Un paradiso di giovani per i giovani, come l'Olanda ad esempio, non mi dice niente, una città come Parigi la abbraccerei subito.
Voglio farti una provocazione, invece: nella prossima reincarnazione farai ancora la cheffa?
@redchef: che dirti?
magari faccio il contadino-chef, forse è la cosa migliore.
Vero. Cambiare è sempre bene o male una rinascita e un trauma, come un parto vissuto da adulti.
cheffa devo smettere di leggeti, altrimenti, prima o poi, vado veramente a fare il pasticcere - bella la musica-pelle, con tutte le sue rughe d'espressione!
(scusa ma un carattere più piccolo non lo potevi usare per il post?)
saluti cat
@cat scusa m'ho cambio c'hai raggggione pure tu!! che qui si è miopi. Sul serio.
Nuova Zelanda? :-)
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