Io c'ero
Io c'ero alla nascita del Partito Democratico, stavo in cucina, ma c'ero. Ho visto Fassino piangere e un po' mi è spiaciuto. Ma poi ho pensato: non è più l'era dei partiti. E quelli vecchi erano già morti nel '77. Nessuno di noi che c'era lo sapeva, ma la Storia gira dove noi non pensiamo, tutti presi ad osservare il nostro piccolo ombelico. La consapevolezza arriva sempre quando le cose sono già accadute. Forse è già vecchia l'idea di rimestare un'americanata di non identificazione e di non storicizzazione. Ho solo la certezza che gente come la Binetti deve stare fuori dal PD. Perché chi dice che l'omossessualità è una malattia è uguale a chi dice che l'Inquisizione aveva ragione a dare la caccia alle streghe. Io non voglio più ascoltare queste fregnacce. Voglio riforme vere e voglio persone laiche di testa a farle.
Io c'ero alla vittoria dell'Inter dopo 18 anni, stavo in cucina ma c'ero. Non ho sventolato la bandierina. Ma c'ero e ho gioito anche se non mi sono esaltata. Perché a furia di aspettare Godot alla fine uno si stufa e quando arriva Godot ha fatto altri mille pasti e morta lì.
Io c'ero al Salone del Mobile. Stavo in cucina ma c'ero. Ci sono stata e ho dato da mangiare a mille persone. Eravamo in cinque anziché in quattro come di solito in cucina, perché a Michele il mio ex sous chef che adesso fa il capopartita in un'ospizio e fa da mangiare ai vecchietti; ho detto: siamo nella merda e vieni ad aiutarci. Altrimenti la gente si uccideva a furia di aspettare il piatto, stessa storia di Godot, e alla fine passava la fame.
Io c'ero la notte sfinita come una medusa spiaggiata quasi morta sul divano, a fare la decompressione per l'eccesso di adrenalina che si sa a quello stadio non si riesce a prendere sonno, e ho ascoltato i rumori del corpo e ho scoperto muscoli che pensavo d'aver dimenticato e di non possedere, doloranti, e ho visto vene scoppiate sulle gambe per il troppo calore e l'eccesso di sforzi fatti in piedi.
Io c'ero e mi sono analizzata in senso clinico e ho piegato mestamente la testa e ho cercato di dormire e sono svenuta sul divano per svegliarmi un paio d'ore dopo di soprassalto con la gnosi della dimenticanza: 'cazzo mi sono scordata di ordinare le mozzarelle'. Io c'ero e ho preso il telefono e ho mollato l'ordine in segreteria in piena notte che era quasi alba. Per poi guardare il levarsi delle prime luci e ascoltare il rumore della città che riprendeva a produrre materia, sudore e insoddisfazione. Ho appoggiato la fronte al vetro della finestra e lenta la fatica è riemersa. Mi sono avviata di nuovo a letto. A dormire. Finalmente. La mattina ho riaperto gli occhi e ho osservato il soffitto e il sole e il caldo. L'alba s'era voltata via e io ho pensato 'un'altra serata bollente nella cucina bollente'.
Io c'ero. Per dire.
Io c'ero alla vittoria dell'Inter dopo 18 anni, stavo in cucina ma c'ero. Non ho sventolato la bandierina. Ma c'ero e ho gioito anche se non mi sono esaltata. Perché a furia di aspettare Godot alla fine uno si stufa e quando arriva Godot ha fatto altri mille pasti e morta lì.
Io c'ero al Salone del Mobile. Stavo in cucina ma c'ero. Ci sono stata e ho dato da mangiare a mille persone. Eravamo in cinque anziché in quattro come di solito in cucina, perché a Michele il mio ex sous chef che adesso fa il capopartita in un'ospizio e fa da mangiare ai vecchietti; ho detto: siamo nella merda e vieni ad aiutarci. Altrimenti la gente si uccideva a furia di aspettare il piatto, stessa storia di Godot, e alla fine passava la fame.
Io c'ero la notte sfinita come una medusa spiaggiata quasi morta sul divano, a fare la decompressione per l'eccesso di adrenalina che si sa a quello stadio non si riesce a prendere sonno, e ho ascoltato i rumori del corpo e ho scoperto muscoli che pensavo d'aver dimenticato e di non possedere, doloranti, e ho visto vene scoppiate sulle gambe per il troppo calore e l'eccesso di sforzi fatti in piedi.
Io c'ero e mi sono analizzata in senso clinico e ho piegato mestamente la testa e ho cercato di dormire e sono svenuta sul divano per svegliarmi un paio d'ore dopo di soprassalto con la gnosi della dimenticanza: 'cazzo mi sono scordata di ordinare le mozzarelle'. Io c'ero e ho preso il telefono e ho mollato l'ordine in segreteria in piena notte che era quasi alba. Per poi guardare il levarsi delle prime luci e ascoltare il rumore della città che riprendeva a produrre materia, sudore e insoddisfazione. Ho appoggiato la fronte al vetro della finestra e lenta la fatica è riemersa. Mi sono avviata di nuovo a letto. A dormire. Finalmente. La mattina ho riaperto gli occhi e ho osservato il soffitto e il sole e il caldo. L'alba s'era voltata via e io ho pensato 'un'altra serata bollente nella cucina bollente'.
Io c'ero. Per dire.
Etichette: Il mio ombelico, Il mondo a parte
5 Comments:
Post commovente.
Baci
Che mestiere strano il nostro.
Anch'io c'ero alla morte dei DS ed anche dei DL.
Mi piacerebbe però esserci anche alla nascita del PD, un partito all'americana, dove trovino posto tutti quelli che hanno un denominatore comune, indipendententemente dal colore delle mutande, dove regna la legge della democrazia, dove chi la pensa come la maggioranza detta la linea, chi invece si trova in minoranza resta ed accetta.
Cheffa, possiamo sognare ogni tanto o dobbiamo solo farci un coso così?
A me sembrava di essere li con te!!!Ma tutte le cheffe hanno le tesse senzazioni?Un abbraccio
Lpc... Mi hai fatto commuovere! Mannaggia a te!
baci
voto : 9 e 1/2
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