febbraio 06, 2007

Huston we've had a problem here


A guardarsi in giro di problemi ce ne sono. Tanti.
1) Muoiono come funghetti per andare dietro un pallone. (S)traparlano di guerra ma in realtà la guerra vera sta su un altro pianeta
Lanciamoci in una spericolata analisi sociologica del cazzo: ci sono fasce enormi di persone che non lavorano, che non costruiscono, che non pensano, che non fanno. Quelle persone non facendo non sono, sono fuori dalla produzione delle merci ma usufruiscono delle merci, e per esserCI devono fare altro. Finiscono che fanno casino. Così come in tutte le storie di negazione corteggiano la morte. E si cercano un nemico. Altrimenti la dicotomia tra buono e cattivo salta, e succede che il nemico lo trovano subito.Tanti hanno la straordinaria capacità di ragionare in bianco e nero.
Ribadisco l'idea che io non mi sento reponsabile dei continui casini attorno agli stadi. A me il calcio piace, ma così mi fa abbastanza schifo. Se chiudono gli stadi per un anno e saltano le partite, a me non dispiacerebbe per nulla. (Mi sovviene un dubbio: come e dove finirebbero tutti gli ultras a fare casino?). Ma ci sono troppi soldi in ballo. E se i soldi scorrono al posto del sangue è chiaro che gli stadi non verranno chiusi e che le partite non si giocheranno a porte chiuse. Lo sponsor che fa? e non sono l'unica a pensarlo, mi sembra che qui si dica la stessa cosa.
2) C'è una guerra vera che si combatte in Iraq. Qualcuno ne sa veramente qualcosa?
Avendo letto 'La banalità del male' io sospendo il giudizio sull'impiccaggione di Saddam. Mi chiedo comunque se non fosse stata meglio una classica impiccaggione pubblica su pubblica piazza. Tanto per tornare indietro nel tempo. Che non mi sembra di appartenere al nuovo millennio. Anzi.
3) In genere donne molto belle sposano uomini molto ricchi (bruttini, ma citando Saffo: è bello ciò che s'ama) che diventano poi ancora più ricchi, finiscono che firmano dei contrattini. Si sa che i matrimoni lunghi si basano su tanta indulgenza e tanta tolleranza (da ambo le parti sia chiaro) soprattutto riguardo i tradimenti (in generalia maschili perché vengono subito beccati). Si sa invecchiando si peggiora. Le donne belle diventano ancor più orgogliose, maniacali, dogmatiche e intolleranti. Finiscono a pensare che è meglio stare da sole che male accompagnate. L'orgoglio chiede pubbliche scuse rispetto alle mille corne che in privato bisogna portare.
Si sa le corna pesano. E in genere imbruttiscono. Bisogna essere delle VERE signore per saperle indossare bene. E' una questione di classe e di politica. E non di stile. Quello NON c'entra un cazzo, davvero. Perché la classe non è acqua ed è innata. Lo stile: basta leggere un paio di riviste di moda e se si è abbastanza scafate s'intuisce subito cos'è. Se ventanni fa quell'uomo non aveva classe e lei pensava allo stile, allora è lampante che trentanni dopo l'ignoranza della terminologia viene a galla. Il tempo è molto denaro. Non avendo classe lo stile va e viene. Non ci sono cadute, ci sono solo ondeggiamenti. Noi siamo per questo nuovo gioco di società.
Non si entra in merito alle scelte di letture sbagliate banalizzando un ottimo titolo di un brutto libro. Se ci avesse detto che leggeva Madame Flaubert o Le relazioni pericolose noi qui saremmo state più tranquille. Ma in fondo lo sapevamo che Greta Garbo era solo una bella attrice, la cui ingnoranza infittì il debole senso di sè.
Comunque a me il mondo dei ricchi appare lontano e sfuggente. Appartengo al gruppo: i panni sporchi si lavano in famiglia (famigliari e amici al massimo). Mica siamo negli USA che si lavano in pubblico. Chiedere pubbliche scuse non so. Dopo s'innescano straordinari meccanismi di identificazione da parte delle massaie. E nulla c'è di meno comune tra una massaia e un'ex-attrice. Poi che sia divenuta massaia ella pure...si potrebbe notare che alla lunga la maschera indossata diventa la stessa faccia.
4) Si lavora troppo e si fanno gente e si vedono cose. La vita scorre lenta e inesorabile e ci si emoziona a molto poco. Ma per stanchezza. Una figlia di 15 anni la si ascolta con infinito rimpianto per la sua straordinaria innocenza nel vedere il mondo in modo limpido e preciso. A furia di sfornare piatti e vedere cose si finisce che se ne perde la visione illuminata. E si finisce a chiedersi se dare cibo sia una aspirazione alla benevolenza e una sublimazione alla memoria. Mi scontro spesso con i miei simili sulla smemoratezza. Sul fatto di vivere in una specie di corte di Versailles dove l'arguzia, la superficialità e la pochezza di argomentazioni esistenziali siano divenuti i termini reali di conversazione. Che la cultura non conta. E poi stanno tutti a parlare di valori. Ecco io qui aprirei profondo e durissimo dibattito.
Cosa sono i valori? Quali? Dove?
Credo in cose molto materiali. Credo nel fare. Credo nel cibo. Credo negli affetti quotidiani e nalla precarietà. Ma non saprei dire se siano VALORI. Credo nell'essere sebbene non lo conosca per nulla. Per dire.

Etichette:

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ho scoperto per caso il tuo blog e devo dire che mi piace moltissimo, in particolare il tuo sguardo sul mondo che trovo molto interessante e originale.
Credo che tornerò spesso.

In merito al post a cui rispondo, la zuppa è molto mista, un gran bel minestrone diciamo, ma di spunti ce n'è molti, magari da casa ci rifletto un po'.

3:36 PM  
Blogger Erik, il Vikingo said...

Effinalmente! Troppe poche righe per commentare. Dovrai leggermi in un prossimo post.

5:48 PM  

Posta un commento

<< Home