E' un paese per vecchi
L'ultimo libro di Cormac MacCarthy l'ho letto tutto d'un fiato.
In questi ultimi anni il Dubbio di vivere in un paese di vecchi si è lentamente diradato. Ora sono convinta che questo è un paese per vecchi. La costante delle società arcaiche (pre-industriali, primitive) è di essere governate da anziani. Sono la memoria storica del gruppo, possiedono la saggezza e guidano con mano tranquilla e serena gli altri.
Ma io non sono governata da anziani. Io sono governata da vecchi. Vi è la costanza denigrativa d'apparire giovane quando non lo si è per nulla. E aggiungo nulla c'è di peggio del quarantenne che fa il gggiovane. Nulla c'è di più triste della cinquantenne rifatta senza innocenza e vitalità. Sono circondata da questi macabri esempi.
Un dato: io vado in giro sui mezzi pubblici e non vedo i gggiovani. Incontro per lo più anziani signori e vecchie signore acciaccate. Malati. Soli. Non accompagnati. Oppure i gggiovani incontrati sono extracomunitari.
E noto che la disgrazia d'essere governata da vecchi a cui poco importa dei loro coetanei ammalati e soli, (perchè estranei a quel genere di vita essendo gli stessi sostanziali ricchi e perciò lontani dai moduli esistenziali di comuni mortali), riguarda in massima parte dal vero dato anagrafico interiore: NON sono anziani quelli che mi governano. Non sono saggi, non sono sereni, non sono tranquilli. Non hanno accettato il fatto che moriranno a breve. Non ne vogliono sapere di cambiare. Perché per loro tutto rimane come prima. Vivono di paura. E la paura è la vera dimensione del vecchio. Mentre il fatalismo fa parte della dimensione dell'anziano. Saggiamente.
La riflessione si potrebbe allargare all'argomento familia. Ebbene la famiglia che io vedo NON è quella di prima, dove si viveva tutti insieme in una grande casa: nonni, zii e zie, fratelli e sorelle, figli e figlie. E' proprio cambiata l'anagrafe della famiglia (uno o due persone, oppure più persone senza legami di sangue). Se ne si faccia una ragione.
Mi vengono a parlare di scollamento dalla realtà. Per quanto mi riguarda io vado alla radice del problema. I vecchi che mi governano non sono legati alla mia realtà. Perché sono ricchi. Quindi è inutile che mi si parli di un presunto collegamento della mia realtà con la loro.
I cambiamenti a cui tutti noi siamo sottoposti sono molto ma molto veloci, non ci stiamo dietro. Men che meno i vecchi. Forse gli anziani lo sanno fare, ma i vecchi no. Non capiscono. Se io fossi governata da una Rita Levi Montalcini sarei lieta e felice. Ma essere governata da questi vecchi m'angoscia assai. Capito che la vita media sia d'ottantanni e che quindi la lunghissima adolescenza copra l'arco di un trentennio, e si giunga ai quarantanni senza futuro e progetto. Ma in Italia si sta esagerando.
Se devo continuare a pelare patate che sia chiaro che il mestiere manuale non lo posso fare fino alla fine dei miei giorni, la fatica fisica NON è per vecchi e neanche per anziani. La manualità è faticosa. Ha bisogno di precisione e velocità. La degenerazione delle cellule porta in sè la lentezza e connatura le difficoltà dei cinque sensi.
Sto guardando sempre più spesso il mio passaporto. Ho bisogno di poche sicurezze, di uno stato sociale che della mia vecchiaia si preoccupi. A me sembra che le spire del nulla mi stiano avvolgendo. Che sia chiaro: le mie ambascie sono di natura egoistica: che cazzo di futuro sto dando a mia figlia? cosa le sto lasciando?
Io voglio essere una bell'anziana. Non una brutta vecchia. E questa nazione mi sta prospettando solo una brutta vecchiaia.
In questi ultimi anni il Dubbio di vivere in un paese di vecchi si è lentamente diradato. Ora sono convinta che questo è un paese per vecchi. La costante delle società arcaiche (pre-industriali, primitive) è di essere governate da anziani. Sono la memoria storica del gruppo, possiedono la saggezza e guidano con mano tranquilla e serena gli altri.
Ma io non sono governata da anziani. Io sono governata da vecchi. Vi è la costanza denigrativa d'apparire giovane quando non lo si è per nulla. E aggiungo nulla c'è di peggio del quarantenne che fa il gggiovane. Nulla c'è di più triste della cinquantenne rifatta senza innocenza e vitalità. Sono circondata da questi macabri esempi.
Un dato: io vado in giro sui mezzi pubblici e non vedo i gggiovani. Incontro per lo più anziani signori e vecchie signore acciaccate. Malati. Soli. Non accompagnati. Oppure i gggiovani incontrati sono extracomunitari.
E noto che la disgrazia d'essere governata da vecchi a cui poco importa dei loro coetanei ammalati e soli, (perchè estranei a quel genere di vita essendo gli stessi sostanziali ricchi e perciò lontani dai moduli esistenziali di comuni mortali), riguarda in massima parte dal vero dato anagrafico interiore: NON sono anziani quelli che mi governano. Non sono saggi, non sono sereni, non sono tranquilli. Non hanno accettato il fatto che moriranno a breve. Non ne vogliono sapere di cambiare. Perché per loro tutto rimane come prima. Vivono di paura. E la paura è la vera dimensione del vecchio. Mentre il fatalismo fa parte della dimensione dell'anziano. Saggiamente.
La riflessione si potrebbe allargare all'argomento familia. Ebbene la famiglia che io vedo NON è quella di prima, dove si viveva tutti insieme in una grande casa: nonni, zii e zie, fratelli e sorelle, figli e figlie. E' proprio cambiata l'anagrafe della famiglia (uno o due persone, oppure più persone senza legami di sangue). Se ne si faccia una ragione.
Mi vengono a parlare di scollamento dalla realtà. Per quanto mi riguarda io vado alla radice del problema. I vecchi che mi governano non sono legati alla mia realtà. Perché sono ricchi. Quindi è inutile che mi si parli di un presunto collegamento della mia realtà con la loro.
I cambiamenti a cui tutti noi siamo sottoposti sono molto ma molto veloci, non ci stiamo dietro. Men che meno i vecchi. Forse gli anziani lo sanno fare, ma i vecchi no. Non capiscono. Se io fossi governata da una Rita Levi Montalcini sarei lieta e felice. Ma essere governata da questi vecchi m'angoscia assai. Capito che la vita media sia d'ottantanni e che quindi la lunghissima adolescenza copra l'arco di un trentennio, e si giunga ai quarantanni senza futuro e progetto. Ma in Italia si sta esagerando.
Se devo continuare a pelare patate che sia chiaro che il mestiere manuale non lo posso fare fino alla fine dei miei giorni, la fatica fisica NON è per vecchi e neanche per anziani. La manualità è faticosa. Ha bisogno di precisione e velocità. La degenerazione delle cellule porta in sè la lentezza e connatura le difficoltà dei cinque sensi.
Sto guardando sempre più spesso il mio passaporto. Ho bisogno di poche sicurezze, di uno stato sociale che della mia vecchiaia si preoccupi. A me sembra che le spire del nulla mi stiano avvolgendo. Che sia chiaro: le mie ambascie sono di natura egoistica: che cazzo di futuro sto dando a mia figlia? cosa le sto lasciando?
Io voglio essere una bell'anziana. Non una brutta vecchia. E questa nazione mi sta prospettando solo una brutta vecchiaia.
Etichette: Il mondo a parte
10 Comments:
Se a te sta prospettando una brutta vecchiaia, pensa a noi ggiovani (a 27 anni forse non lo sono più, bho? Chi è che fissa il limite?)
Niente lavoro, niente prospettive nemmeno a breve termine, nessuno, in primis "lo stato" che ti prospetta un'idea migliore, lungimirante.
Devo affittare casa a Mi, tu piccolacuoca, sai com'è. Due contratti a progetto,due stipendi che oggi ci sono, domani chissà, ma noi siamo solo fidanzati, nn sposati, che poi dividiamo casa con altri 3 immigrati del sud Italia (la nuova albania praticamente).
Hai ragione, mia mamma nn voleva lasciarmi questo mondo,lei pensava che spendendo tutto per farmi studiare, che investendo sulla nostra giovinezza la sua vecchiaia sarebbe stata serena. Ma io vivo a 900 km da lei,come può essere serena? Come può invecchiare sapendo che sua figlia desidera comprare una casa e nn potrà mai permetterselo?
Il fidanzato e io ci tappiamo le orecchie e il cuore e guardiamo il passaporto. Un volo low cost lo si trova facilmente fuori dall'italia per farci raggiungere dai nostri cari.
Concettì(quella che deve venire a trovarti prima o poi).
Resisti sai.
non ho capito una cosa: il passaporto che genere di risposta potrebbe darti?
(io lo guardo ma non è altrettanto loquace)
Cara Piccola Cuoca, tu sei dietro di me. Ancora qualche anno e sarò nella categoria, spero, degli anziani: per esorcizzarlo dico che sono vecchietto, ma solo per esorcizzarlo (riesco ancora a farmi apprezzare da qualche ventenne).
Il confine tra anzianità e vecchiaia non è in quello che è scritto sul passaporto, ma in quello che ronza nella materia prima.
Proprio stamani, attorno al nostro desco di cucina, prospettavo alla mia maitre-moglie il nuovo lavoro per quando smetterò anch'io di pelar patate.
In questo sta la differenza: porsi degli obiettivi anche a 60-70 anni, o lasciarsi andare a 40.
L'eredità ai nostri figli, e questo è un altro discorso, purtroppo a volte è fatta solo di speranze, perchè i vecchi attuali ci hanno tagliato le ali. Ma non disperiamo: anche loro, i figli, spiccheranno il volo (il mio maschio l'ha già fatto da tempo), sia che l'aria sia tersa sia che ci sia la tempesta. E' nella realtà della vita, in ogni epoca e sotto tutte le latitudini.
Sai il bello? Quando ti prende la nostalgia di loro sai che con pochi centesimi di telefonata o pochi euro di low cost siamo tutti a portata di mano. Non esistono distanze che l'amore non possa colmare.
Evvai.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
@cari tutti:
il tema non è quanto siamo vecchi chi più chi meno, il tema è che a CONFRONTO di altre nazioni dove il ricambio generazionale avviene in modo istantaneo perché fa parte della natura delle cose, nella mia patria (nostra) NO. Non vedo il ricambio politico, il ricambio delle classi dirigenti. Abbiamo voglia a dire tutto, sta di fatto che quando bisogna CAMBIARE non si cambia...
@waki: raccatti il passaporto, vai all'aereoporto che più ti aggrada e sali sull'aereo, destinazione quel cazzo che vuoi tu (per me: europa occidentale possibly) e poi ritorni a casa solo per le vacanze. Lavori all'estero. Il post lo sottintende ma forse io non sono stata chiara. Anzi leva il forse. IO non sono stata chiara.
ciao mi intrometto se è permesso.sono perfettamente daccordo con te .hai fatto una bella analisi tra vecchi e anziani. condivido la preoccupazione per il futuro e il fatto che sti stronzi non se vogliono andare.ma soprattutto, per chi ci "governa"penso non esistano più gli ideali.,il problema secondo me è che è facile rimanere schifati e girarsi dall altra parte,soprattutto per i ragazzi di adesso a cui sottopongono(giustamente da un lato) che c'è del marcio ovunque. in cosa potranno mai credere però?penso che l'unico modo sia comunque quello di tapparsi il naso e buttarsi nella mischia e cercare di cambiare le cose il più possibile ..o lasceremo la strada spianata ai soliti furbi.è nostro dovere per i nostri figli(anche se non ne ho) e per il futuro in generale.magari è una battaglia persa ma almeno moriremo combattendo.." se non riusciamo a dare un senso alle nostre vite ,diamo un senso almeno alla nostra morte" scusate ancora ciao ciao
Che bel post, complimenti!
Sottoscrivo tutto.
IO ORA MI CHIEDO...
perche' questi articoli che leggo sul tuo blog
nn possano essere letti da un largo pubblico
obbligarto a leggere sempre le solite c.....e
sui quotidiani e settimanali?
il peso specifico dei tuoi articoli e' molto alto!
complimenti
roberto
cazzo.
questo è ESATTAMENTE quello che penso io. Se solo Ahmadinejad e i suoi guardiani della rivoluzione se ne andassero a fanculo io investirei sull'Iran
Piccola Cuoca,
per favore vai a vedere questo blog:
http://dielleemme.splinder.com/
post/11238343
Credo che sia necessario dire qualche parola.
Ciao.
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