dicembre 21, 2005

concept-stores & chefs


Gli chef stanno nelle cucine e fanno da mangiare. In verità non è sempre così come pochi ben sanno. Alcuni chef fanno le consulenze per aprire i ristoranti, e quindi: pensano a un business plan, mettono in piedi una brigada, trovano i fornitori, cercano un menù per un target preciso, costruiscono i piatti, li standardizzano, pensano a una mise en place coerente con il design del tavolo, della sedia, del design, dell'ambiente, formare le persone...insomma avviano il locale...per alcuni chef il lavoro NON è solo cucinare e cuocere pietanze, il lavoro è di spettro molto ampio.
Il concept-store è un negozio che ha dentro: mobili, complementi d'arredo, piatti e bicchieri, tovagliato, profumi e saponi, cibi e bevande, mutande e scarpe, vestiti e cappelli, borse e guinzagli, bar e ristorante. Rarissimi sono i concept-store con una forte e dinamica impronta estetica. In genere è un'accozzaglia di robe messe giù senza capo nè coda.
A aumentare questa tragedia nei concept-store, di cibo e di bevande POCHISSIMO si capisce. Molti ideatori di concept store hanno un rapporto innaturale con il cibo: tengono conto SOLO della forma e mangiano POCHI cibi. Nessuno di loro è realmente autenticamente onnivoro. Soprattutto nessuno di loro è un vero gourmet men che meno un buongustaio. Purtroppo il cibo è soprattutto contenuto. Molti pensano di essere geniali e di poter tutto. Non si capisce se di arroganza o di superficialità si tratti. Molti chef si scontrano con il mondo del concept-store. Finisce che lo chef si scazza subito. Per questioni di papille gustative. Per questioni estetiche. Per questioni di gestione economica. Sono due mondi distanti, diversi e distinti. Si aggiunga il deleterio fatto che in tutti i concept-store del mondo si mangia MALE. Ma se parlate con il geniale proprietario del concept store lì dentro si fa food design e si mangia benissimo! Per dire: un calice (martini, flute, vino bianco, vino rosso, cognac) contiene ghiaccio e viene usato per una questione di conduzione di calore (della serie il calice non scioglie il ghiaccio) quando invece appunto per una questione di forma il calice è un bicchiere che premia la distinzione tra il mondo del bere del ricco rispetto a quello del povero e di rado si vede il ghiaccio nelle coppe e nei flute. E per una questione di forma bisogna vedere bene il liquido (CARISSIMO) che vi si beve. E nel calice non si mette il ghiaccio.
Alcuni chef fanno marchette. Lavorare nei concept-store è e rimane per uno chef una marchetta. Il geniale proprietario del concept-store ragione con il cuore pensando forse di far soldi mentre lo chef ragiona con la testa pensando di far fare i soldi. E tra cuore e testa non scatta mai l'amore. Perché le due persone sono distanti, diverse e distinte. E' raro che tra cliente e puttana scatti un grande amore. E su quei rari casi addirittura ci fanno dei film. Per dire.

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