La bauscia(*) dell'elefantino
Kanchipuram è un pieno d'antichi templi, eretti su pilastri scolpiti con le scene di Bhrama, Shiva e Krishna. Si cammina a piedi nudi nei templi e si rimane immersi in un pantheon di dei sconfinati con mille mani e troppe teste, e le immagini di lotte antiche e di guerre passate, di mantra andati e di preghiere possedute scorrono scolpite sulle alte colonne e basamenti, dove gli uomini d'altre ere hanno lasciato segni indelebili per raccontare leggende e rapporti con gli dei e i superuomini. E mentre si volge lo sguardo oltre il buio del tempio, si rimane accecati dalla luce del mezzodì che si riflette sull'acqua di un'enorme vasca per le abluzioni e una mucca scura passeggia ai bordi. Nel mezzo c'è un padiglione azzurro e giallo immerso nelle acque stagnanti e verdoline. Kanchipuram è anche la città dalle sete sgargianti oltre essere stata la capitale del regno Pallava. Poi si entra in un altro tempio dove ci stanno due elefanti che ci dicono essere madre e figlio, pittati a festa, con le cavigliere, e allungano la proboscide a chiedere rupie che metton via e ti ringranziano accarezzando il capo con la proboscite. Sono morbidi al tatto e hanno uno sguardo intenso e profondo. Ecco essere sbausciata dall'elefantino è un elemento che proprio mi mancava come esperienza. Per dire.
*bauscia=saliva (N.d.T)
Etichette: La mia India
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