giugno 18, 2010

Il libro


Nel 1989 a novembre andai in viaggio di nozze a Capo Verde, ex-colonia portoghese, un arcipelago in mezzo all'Atlantico. Dopo essere arrivati all'aereoporto di Santa Maria nell'Ilha do Sal, ci imbarcammo per andare a Santiago su un focker scarrupatissimo in mezzo a galline e autoctoni festanti. Atterrammo sani e salvi a Praia, la capitale, e fummo assediati da bande di bambini e ragazzini che chiedevano soldi, penne, scarpe, tutto. Finimmo dopo una settimana a Tarrafal, un minuscolo villaggio di pescatori con alcune capanne sulla spiaggia e il reef corallino davanti. Un paradiso. Accanto alla nostra capanna ci stava un portoghese e nella capanna dopo una francese. Quattro bianchi su una spiaggia bianca a pescare, mangiare, ridere e parlare per un intero mese. Venimmo a sapere della caduta del muro di Berlino settimane dopo, eravamo fuori dal mondo. Il portoghese era un ragazzo molto bello che stava finendo di leggere un libro di uno scrittore a noi sconosciuto. Raccontammo che l'unico scrittore portoghese conosciuto in Italia ai tempi era Pessoa, eccheddueppalle Pessoa dissi. Rise molto dicendo che sì c'era questa cosa della letteratura portoghese d'essere pallosa, ma bisognava capirli i portoghesi che hanno lo sguardo rivolto all'Atlantico. Discutemmo a lungo sulla visione di uno che c'ha un'oceano di fronte e di noi mediterranei che c'abbiamo solo il mare. Era molto assorto dal suo libro, quando lo finì disse che era un capolavoro e si sa come vanno le storie tra bibliofili, gli chiedemmo di cosa raccontava e chi era lo scrittore. Ci fece un lungo discorso mezzo portoghese e mezzo inglese su questo scrittore geniale (shenial che sentirlo in portoghese faceva bello) che si chiamava Saramago e che era il più grande scrittore vivente e che quel libro aveva una trama strepitosa. Ci fece un bellissimo spoiler sotto le palme e il vento di Tarrafal e ci sembrò di essere a Lisbona in mezzo alle crociate, durante l'assedio. E ci raccontò tutta la lunga vicenda su uno sbaglio, che non è uno sbaglio, ma proprio una scelta di un redattore che vuole cambiare un libro, ma anche la Storia e alla fine cambia la sua vita. Non lo interrompemmo mai, convinti che figuriamoci se qualcuno in Italia si metteva a tradurre letteratura contemporanea portoghese e quindi che mai avremmo potuto leggere l'Assedio di Lisbona. Invece lo trovammo tradotto un paio d'anni dopo. Non è un libro semplice da leggere e mi ha fatto pensare tanto. Che ho riletto due volte. Appena finito l'Assedio, pensai che gli dovessero dare il Nobel e quando finalmente glielo assegnarono, fui molto contenta, 'ché se lo meritava proprio. Di Saramago ho letto tutto quello che è stato pubblicato in seguito. Per me rimane uno dei maggiori scrittori del Novecento, così intenso da farmi intravedere le profondità oceaniche del pensiero. Tutto questo per dire che oggi è morto il mio scrittore preferito e che a me spiace pensare che non avrò altri suoi libri nuovi da leggere e che mi toccherà rileggere quelli già letti e che già mi manca e che poteva vivere ancora a lungo e scrivere ancora altri libri bellissimi e insomma fanculo. Mica per dire. Sul serio.

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1 Comments:

Blogger laberti said...

Gia'. Finalmente sei tornata a scrivere, pero'.

11:16 AM  

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