gennaio 20, 2009

Rientrare non è mai ritornare


Sono arrivata che era tutto bianco, silenzioso e freddo e mentre si andava verso Milano dalla Malpensa il paesaggio era così ovattato, onirico, freddo e gelato che mi sono rappresa in un completo spaesamento. Che non si è risolto nei giorni a venire anzi si è trasformato in una sorta di buco spazio-temporale. Dove la notte stavo sveglia e sentivo l'India incasinata e feroce e di giorno vedevo immagini rarefatte in bianco e nero d'un mondo in decadenza. E per fortuna che ero circondata da amichette amorevoli e amichetti affettuosi (che oltre alla famiglia sono stati gli unici motivi per cui non sono risalita subitosubito sul primo aereo che caracollava sulle piste in partenza). Continuavo a guardarmi intorno con fare circospetto, che non riconoscevo nulla e stavo sempre più cadendo in un oblio triste. A parte che venivo dal caldo, il freddo intenso m'ha congelato i neuroni per parecchio tempo, l'impressione unica è stata che l'Italia è un paese per vecchi. Un pomeriggio a Milano sono salita sulla circolare 90 sembrava che stesse portando in giro tutta Villa Anni Azzurri. Non c'era un bambino. Magari ho sbagliato pulman mi son detta e li ho guardati bene e sembravano soli, incazzati e ammalati. E volevo dirci ma insomma avete tutto, avete l'acqua potabile, addirittura l'acqua calda, avete chi vi viene a prendere le immondizie, le strade non sono pulitissime ma va bene, avete un medico e anche una pensione (forse anche no, ma se state sull'autobus alle 4 ce l'avrete pure una cazzo di pensione giusto? fate un giro panoramico della città a sbafo?), avete la lavatrice, il frigo, la tv, la macchina eppure state soli e incazzati. Ma perché? Ma venite in India e poi me la raccontate.
Ripeto: non c'era un bambino. Ora capisco che faceva freddo e i bambini devono stare chiusi in casa altrimenti prendono freddo e si ammalano, ma sembrava di veder il prossimo futuro e neanche troppo distante. Quello che arriva ora, anzi è già adesso. I pochi bambini visti in giro non erano sorridenti. Gli sorridevi e questi stavano serissimi a guardarti dicendoti con gli occhi: cosa cazzo sorridi a fare? Persone corte già vecchie dentro. Tristissimo.
La parte migliore di vivere all'estero e non capire la lingua madre (non l'inglese mettiamo il tamil o l'hindi, il cinese o il giapponese) è che si perde fortunatamente la vagonata di cazzate che i vari bipedi non-senzienti producono. Si vive insomma di discorsi prioritari, di pochi non-sense e di tante intuizioni sull'umanità in genere e non in particolare. Quando si ritorna nel proprio paese (e si ritorna perciò ad ascoltare i suoni famigliari della lingua madre) ci si sorbisce una miriade di vaccate a cui non si è più abituati e che fanno tutte impressione per vacuità e inconsistenza. Uno spreco di neuroni infiniti nel tentativo di non ascoltare e di andare avanti come se nulla stesse accadendo e invece accade. Accade cioè di sentirsi miserabilmente lontani e soprattutto diversi. Ma non diversi speciali nel senso di geniali o artistici, proprio diversi anormali e differenti. A tratti ci sono stata male sul serio.
Ho continuato a sentire per anni che la qualità di vita in Italia è alta, ma venendo da fuori io non la so e non l'ho vista tutta quest'alta qualità di vita. Ora che lo dicono quelli che vanno in giro con gli elicotteri con le pale d'oro ci sta. E' che ce la soniamo e cantiamo tra di noi. Poi usciamo e scopriamo un altro mondo. Nel tumore del vivere quotidiano m'è sembrato un popolo prigioniero delle proprie case, chiuso in belle stanze, straziato dal mutuo, strafatto dall'orgia della fattanza del mattone e divorato dalla paranoia dei ladri (ma potrei dire come in India, dove alle finestre mettono le sbarre, roba da prigione dura). Magari poi vai a vedere vale per tutti i paesi del mondo la necessità di avere una casa vera, starci dentro, fare gli stanziali. Ma è una mesta visione del futuro, senza sprazzi di gioia, dove in ultima e triste analisi la materialità è divenuta l'unica unità di misura per descriverci anche di dentro. E mi sono chiesta se c'è un dentro. Non sto mica parlando di essere più o meno superficiali. Sto proprio parlando di priorità vere, uniche, decisive. E non sto tirando fuori il discorso dei valori. Capitemi. Solo un avere e non più un essere e se quell'essere c'è, è stanco e affaticato, a volte addirittura annoiato. Non ho opinioni di come far risalire l'energia di un popolo, e di far vedere che ci sono altri futuri, altri mondi, altre consapevolezze. Non mi chiamo Baraccaobama. Io non ce l'ho una risposta a tutto quello che ho visto e a tratti solo intravisto, ma me ne sono ritornata allegra nelle puzze di Chennai. Prima però sono passata al reparto gastronomico della Rinascente il settimo piano e sono uscita stravolta perché m'ha preso un attacco di claustrofobia. C'era troppa roba, costava tutto carissimo, dei prezzi ridicoli se non addirittura oltraggiosi, e c'erano troppi ristoranti rattrappiti per non dire dei tavoli che stavano incollati l'uno sull'altro e si poteva mangiare con il gomito nel piatto del vicino. Tutto strapieno e affollato. Ma ci scrivo un post meglio e più lungo sul settimo piano della Rinascente.
Mi si dice della crisi ma in centro Milano non c'è e non riguarda chi sta in centro. Anzi chiudiamo subito qui la storia: gli italiani hanno doppi fatturati. Quelli dichiarati e quelli in nero. Poi c'è la periferia di Milano e sì i poveri li vedi e li senti.
Sono stata via 2 settimane, ma è come non essere mai partita e poi quando ho rimesso piede in casa a Chennai ho pensato che stavo bene lontano da casa e forse adesso ho capito che rientrare non è mai ritornare e che per farlo ci vuole più fatica. Ma una cosa l'ho capita bene: so che le mie radici è stare con i miei amici e con la mia famiglia. Che nella peggiore analisi è stata la miglior scoperta fatta nei miei ultimi 10 anni di vita. Mica per dire. Sul serio.

Etichette:

14 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Un buco mi si é aperto nello stomaco ,mentre una lacrima scendeva sul mio viso.
Un analisi struggente quanto reale della vita che scorre inesorabile nel nostro "amato" paese.
Grazie ,un abbraccio.
Cla

7:41 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ciao cuochetta.
Hai descritto con la tua solita meravigliosa prosa le sensazioni che anche io ho provato, rientrando in Italia a nov. per 15 gg di vacanza dopo un anno all'estero.
Come sempre negli ultimi cinque anni. E ogni volta che ritorno e'
peggio..
Che dire, spero che il paese trovi
non so dove le energie per riprendersi. Parlo di etica, morale, politica. L'economia non mi
interessa piu' di tanto. Noi sappiamo che paesi molto piu' poveri sono molto piu' felici..
Un abbraccio dall'ucraina

7:30 AM  
Anonymous Anonimo said...

Opps, dimenticavo..
e spero propio che tu non abbia
guardato la televisione in italia..

7:37 AM  
Blogger Il tortellino said...

E' proprio vero, non si è mai contenti di quello che si ha. Il peggio è che non ce ne rendiamo conto.E' che con un sorriso si starebbe meglio tutti, basterebbe poco. Ma è talmente poco che se sorridi ti prendon per matta....

11:54 AM  
Anonymous Anonimo said...

Questo non è un post e non bastano due righe per commentare, figuriamoci per approfondire. Rimando tutto ad un post ad hoc. Sei sempre grande!

11:32 PM  
Blogger gino said...

Purtroppo ci siamo visti solo per poche ore ma è colpa mia che sono rientrato solo il 6 genn.
Vorrà dire che mi tocca tornare a chennai presto.
Analisi della situazione italiana precisa e commovente.
Il tuo brother.

3:00 PM  
Blogger gino said...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

3:06 PM  
Blogger gino said...

Questo post comunque non lo faccio leggere alla Angela... Sono anni che cerca di convincermi di trasferirci a Bucharest ("Apriamo un localino").
L'Italia le fa proprio cagare!!!!

4:31 PM  
Anonymous Anonimo said...

Eh no, questo post non è solo un giro sul tuo di ombelico è l'ombelico sul quale giriamo tutti; o perlomeno tutti noi che viviamo lontano.
Infatti anche io, dopo un'assenza di tre anni, sin dai primi momenti ho realizzato che troppo mi faceva soffrire questo rientro, come tu hai così bene raccontato e che per mia fortuna avevo un posto migliore dove sarei felicemente ritornata. Pensa che scherzando – mica poi tanto però - ho chiesto a chi sarebbe venuto a prendermi di portare la camera perché volevo, per non dimenticare,l'immagine di me che, atterrata a Berlino, baciava la terra che generosamente mi ha accolto e che generosa mi nutre.
Esagero? Può darsi, ma lo shock non è ancora sparito se la mattina mi alzo, spalanco la finestra e mando un bacio grande a questa città dove posso finalmente riprendere a ...ridere!!
Abbracci

8:42 PM  
Anonymous Anonimo said...

credo che faro' leggere qusto post a Marlon, che da quando e' tornato dal Giappone non riesce piu' a riabituarsi all'Italia

2:50 PM  
Anonymous Anonimo said...

non sono mai stata all'estero, abito a Napoli, nella provincia, però una settimana fa sono tornata dalla prov di lodi, ho lavorato una diecina di giorni da quelle parti, ho notato che sono tutti chiusi nei loro pensieri, non socializzano facilmente, sembrano che corrano verso una metà e non la raggiungano mai, le strade erano vuote nei negozi c'era un silenzio irreale, sono abituata al frastuono di napoli mi sentivo un po persa. un bacio

10:04 AM  
Anonymous Anonimo said...

Se ci si sposta in provincia, magari sulle colline piacentine, lontano dal caos e dai ritmi frenetici della città, qualche anziano che sorride lo si può ancora trovare. Ed anche i bimbi crescono meglio. Provare per credere.

9:46 PM  
Anonymous Anonimo said...

Accidenti... lo si sa che siamo in una situazione triste e con poco ottimismo all'orizzonte, però Giò, quando lo si legge scritto cos' lucidamente da te o da chi ha una prospettiva più obiettiva, stando lontano, allora ci si ricorda di come stanno andando le cose e... accidenti... fa male!
Ciao.
Aldo

4:26 PM  
Anonymous Anonimo said...

le tue parole presentano in modo chiaro e reale la vita drammatica che vivono gli italiani.............e la cosa peggiore è che nessuno sembra rendersene conto

7:29 PM  

Posta un commento

<< Home